Fabrizio Berti è nato a Trento il 6 gennaio 1983. Dopo gli studi presso l’Istituto d’Arte di
Trento, coltiva la sua passione per la pittura all’Accademia di Belle Arti di Verona, dove si
diploma.
Le sue opere, spesso ironiche ed irriverenti sono caratterizzate dalla semplificazione lineare dei personaggi che si trasformano in icone e simboli. L’utilizzo di colori vivaci stesi senza sfumature ma con campiture piatte, delimitate da uno spesso contorno nero come fosse un tratto grafico, richiama molto la corrente artistica della Pop Art, che unita ad un’altra sua grande passione per i fumetti crea una pittura unica nel suo genere, apprezzata da molti con l’inserimento di quadri in importanti collezioni private, criticata da altri dove in alcuni casi i suoi lavori sono stati oggetto di censura.
I suoi primi lavori sono caratterizzati da degli omini stilizzati che si trovano in situazioni tragico/comiche, e lottano contro la morte in situazioni paradossali, spesso inseguiti da delle bocche che simboleggiano un sogno ricorrente dell’artista. Altre curiose ricorrenze che si ritrovano nei suoi primi lavori sono i personaggi dell’impiccato e quello del cercatore/esploratore.
L’evoluzione del suo percorso artistico è la stilizzazione di personaggi storici e popolari che hanno sempre lo stesso “scheletro” (testa formata da un cerchio, occhi realizzati con due punti neri, enorme naso ovalizzato e corpo filiforme). Il soggetto ritratto è riconoscibile per la meticolosa riproduzione di elementi caratterizzanti e simboli identificativi (capelli/barba/baffi, vestito/divisa/uniforme, gioielli/medaglie/mostrine).
Questa attenzione ai dettagli viene studiata con cura e rappresentata con perizia miniaturistica la sua “firma” artistica.
Ogni personaggio viene decontestualizzato, non è più un ritratto “realistico” ma è svuotato completamente del suo significato e della sua ideologia per essere semplificato e rielaborato in chiave ironica, trasformandolo in un’icona storica, una “tag” moderna, un simbolo di se stesso.
Il tratto distintivo dei suoi personaggi: lo stesso naso, come fosse un “autografo”, la bocca non viene nemmeno accennata. Nei primi lavori invece veniva spesso inserita simboleggiando gli incubi, ossessioni e paure che essa gli trasmette perseguitandolo.
Vive e lavora a Torcegno (TN).